Motivo a uncinetto per bordo con maglie basse, lavorata in modo particolare.
Qui il video tutorial
Ecco un tutorial per lavorare un bordo. E’ particolare perchè viene lavorato con maglie basse lavorate in modo diverso. Guarda il video, spiegarlo lo farebbe sembrare difficile ma non lo è!
E’ particolare anche la trama che ne deriva infatti sembra l’uncinetto bosniaco lavorato in tondo.
Questo motivo a uncinetto invece non è lavorato con maglie bassissime, come il bosnian, ma con le maglie basse particolari.
L’effetto del motivo a uncinetto che ne deriva però è molto simile, direi uguale. Ed è molto più semplice perchè invece delle maglie bassissime appunto si utilizzano le maglie basse.
Io amo e adoro e impazzisco per la maglia bassissima ma so che per i più non è così, quindi questa è un’ottima alternativa.
Sarebbe interessante lavorare questo motivo a uncinetto con un filato grosso, io non ho ancora provato ma ho un filato di spessore notevole che non saprei come utilizzare in altro modo, credo questo potrebbe essere una bella occasione. Vi terrò aggiornati.
bordo a uncinetto con maglie basse particolari
Dunque il punto che ho utilizzato per la cappa è questo punto a rametti che potete vedere nel video qui sotto.
La trama è lavorata con le righe accorciate utilizzando la mezza maglia alta, ne esce un motivo a uncinetto a forma di rametti.
La lavorazione è in orizzontale cioè da lato a lato e cucita poi dietro con una cucitura invisibile.
Per la cappa ho utilizzato un filato di lana merino 100%, mentre per il bordo ho utilizzato un filato che avevo nel mio stash, non ho più l’etichetta quindi non ho la composizione precisa ma sono certa fosse 100% lana. E’ una cake sfumata dal marrone molto chiaro si sfuma in un azzurro blu scuro.
Il bordo è lavorato in tondo, alla fine del primo giro non ho “chiuso” ma ho lavorato a spirale, preferisco in questo modo perchè non mi vengono mai bene le chiusure.
Ho scoperto che diventi più creativo cercando i limiti.
Sì perché i vincoli possono stimolare la capacità creativa.
Oggi voglio raccontarti una storia singolare, quella di Phil hansen, artista statunitense.
Quando era alla scuola d’arte, ha sviluppato un tremore nella mano. Il tremore è stato causato probabilmente dal “puntinismo”, questa tecnica che lui utilizzava ostinatamente, anni e anni di creazione di puntini minuscoli.
Gli ha provocato dolore e problemi alle articolazioni, tanto che aveva difficoltà a tenere in mano qualsiasi cosa, così abbandona l’arte completamente.
Dopo qualche anno però, non riesce più a stare lontano dall’arte, e decide di andare da un neurologo per capire se poteva risolvere il problema.
Ha la conferma che il danno è permanente.
Il medico però gli dice anche “Beh, perché non accetti semplicemente il tremore?”
Fu la svolta.
Torna a casa, prende una matita e inizia a far tremare la sua mano, producendo scarabocchi.
Non è il tipo di arte che lo appassiona, ma… comincia a sentirsi benissimo. E cosa ancora più importante, una volta abbracciato il tremore, l’ha accettato, si rende conto che può ancora fare arte.
Deve solo trovare un approccio diverso per creare l’arte che vuole.
Inizia a sperimentare altri modi perchè il tremolio non possa influenzare l’opera:
…come immergere i piedi nella vernice e camminare su una tela
…creare strutture in 3D
…creare immagini bruciando la tela con una fiamma ossidrica.
E’ un approccio alla creatività che cambia completamente i suoi orizzonti artistici.
Gli si parano davanti tutte le scelte che non ha mai avuto prima.
Dopo questa prima fase di scoperta ed entusiasmo arriva però un blocco, un blocco della creatività.
Si sente come se fosse paralizzato da queste infinite scelte che può attuare.
E capisce che per avere indietro la sua creatività deve smettere di sforzarsi così tanto di pensare fuori dagli schemi.
Fa un passo indietro.
Ed è qui che matura l’idea: abbracciare una limitazione può effettivamente guidare la creatività.
Torna indietro al momento in cui aveva abbracciato il tremore.
Ci si deve prima limitare, per diventare senza limiti.
Comincia così a porsi diverse sfide:
E se potessi creare un’opera solo con un dollaro di materiali?
Oppure se, invece di dipingere su una tela, potessi dipingere solo sul mio petto?
E ancor se, invece di dipingere con un pennello, potessi dipingere solo con colpi di karate?
Questo concetto del porre limiti, mi ha fatto venire voglia di giocarci un po’ …..lo posso fare anch’io con l’uncinetto?
Fare con quello che ho, quindi con i miei limiti: quantità di gomitoli limitata, colori limitati, tipologia di fibre limitate.
ho cominciato con gli “e se”
E se..
Potessi realizzare un progetto con 1 solo gomitolo? Uno solo, non più di uno, non meno di uno.
E se…
Realizzassi un maglione con un solo tipo di punto, anche per i bordi e il collo.
E se….
Cambiassi colore ogni 20 punti, tutti colori diversi, ma solo quelli già in mio possesso, a rotazione indipendentemente dalle misure del capo.
E se…
Per ora è solo un puro esercizio mentale, divertente e molto stimolante.
Qualche tempo fa ho tenuto un corso di uncinetto ad una classe mista: principianti assoluti e già esperti.
A quel tempo avevo creato un pattern che ho chiamato “Follium” ispirato alla forma delle foglie allungate, che avevo interpretato utilizzando una sequenza di maglie alte, mezze maglie alte, maglie basse e maglie bassissime.
Sebbene gli esperti conoscessero i punti base dell’uncinetto, avevano difficoltà con la maglia bassissima.
Inaspettatamente, ad un certo punto del corso alcuni principianti sapevano lavorare la maglia bassissima meglio degli esperti.
Questo mi ha fatto sorridere 😆 perché mentre gli esperti trovavano difficile la maglia bassissima, per i principianti all’inizio tutto era difficile e la maglia bassissima era solo uno dei tanti punti da imparare.
Abbiamo cercato insieme delle alternative, dei punti che potessero sostituire lo schema originario, ma tutto quello a cui riuscivo a pensare era che fosse giunto il momento per loro di cambiare mentalità, di adottare una nuova prospettiva per aprirsi a modi diversi di pensare e agire, per affrontare situazioni inedite.
Il fatto è che il modo in cui affronti la maglia bassissima è completamente diverso dal modo in cui lo fai con gli altri punti.
La maglia alta per esempio è un punto “grande”, che dobbiamo controllare, il rischio è sempre quello di farlo troppo largo. Se invece abbiamo una mano stretta, tutto di guadagnato.
E così anche per la mezza maglia alta.
La maglia bassa è un punto più piccolo ma segue lo stesso principio: per lavorare un singolo punto si effettuano diversi passaggi. Ogni punto richiede di entrare nella costa, caricare il filo, ripassare nell’asola, e così via.
La maglia bassissima tuttavia è diversa, si forma con un unico gesto.
Ottimo, ma questo significa che dovrò lavorare di più per ottenere lo stesso campione, come può essere semplice?
Per rispondere a questa domanda e dimostrare che di fatto la maglia bassissima non è più difficile degli altri punti, devo parlare di tensione.
La tensione è importantissima nella maglia bassissima, una volta imparato ad addolcire la presa e a tenere morbidi il filo e l’uncinetto, l’incantesimo è fatto!
In questo video di youtube ti suggerisco un metodo efficace per imparare senza sforzo a controllare la tensione.
Dunque dicevamo che per fare uno degli altri punti (maglia alta, bassa, mezza maglia, ecc, ecc) devi effettuare più passaggi e questo permette sicuramente di alzarti un po’ di più, cioè la riga viene più alta e quindi il nostro lavoro cresce più in fretta.
Ma se questo è vero, capirai anche che in questo modo cresci meno in larghezza, cioè il tempo che impieghi per fare i due, tre o quattro passaggi per un solo punto, ti rallenta nel procedere in avanti.
(Ed ora un po’ di matematica J, facciamo una formula inversa)
Ciò significa che se impari la giusta tensione e lavori in maniera sciolta la maglia bassissima, il lavoro cresce meno in altezza, ma procede più velocemente in larghezza, te lo prometto!
Semplice, vero?
In altre parole, se vuoi imparare a lavorare questo bellissimo punto, tutto ciò che devi fare è allenare la tensione, e il gioco è fatto.
In conclusione, non è difficile lavorare la maglia bassissima, è difficile cambiare prospettiva.
Ora, lascia che ti faccia una domanda: qual è il tuo punto preferito e perchè? 😌
Oggi vediamo i 4 incantesimi a uncinetto, i miei preferiti.
Credi nella magia? Da bambina ero affascinata dalla magia.
Sognavo di agitare una bacchetta magica, urlare un incantesimo e guardare un coniglio uscire dal cappello.
Crescendo, ho iniziato a dubitare dell’esistenza della magia e col tempo il mio interesse piano piano è svanito fino a quasi spegnersi.
Tuttavia, un giorno ho avuto una sorprendente rivelazione che ha riacceso la mia immaginazione.
Cercavo la magia nei posti sbagliati.
Sognavo tappeti volanti e monete che sparivano, ma la vera magia stava accadendo proprio sotto il mio naso.
Era nascosta in bella vista e si verificava ogni singolo giorno, ogni volta che lavoravo a uncinetto o vedevo qualcuno lavorare a uncinetto.
Accade nelle nostre realizzazioni, attraverso i punti con cui trasformiamo un semplice filo in un intero progetto, intrecciamo trame con incantesimi semplici ma potenti.
E se ti dicessi che anche tu puoi fare magia?
Oggi ti invito a intraprendere un viaggio incantevole nel magico mondo dell’uncinetto, una bacchetta magica che può trasformare fili ordinari in progetti straordinari.
Di più, ti darò un’idea condividendo quattro dei miei 4 incantesimi a uncinetto preferiti, le tecniche che mi accompagnano in ogni progetto, possono fare miracoli anche coi lavori più semplici.
L’incantesimo “lavorazione orizzontale”, in inglese side-to-side. Una volta indossato il capo le righe si presentano in verticale, creando un effetto particolare.
L’incantesimo “righe accorciate”, letteralmente si lavorano delle righe corte, cioè non si arriva fino in fondo alla riga precedente. Donano forma al capo e possono essere molto decorative.
L’incantesimo “punti in costa”, i punti vengono lavorati prendendo una sola costa dell’asola sotto e le varianti sono diverse: costa davanti, costa dietro e la loro versione in costa inversa.
L’incantesimo “maglia bassissima” il mio piccolo seme, lavorata singola o combinata agli altri punti è pura magia! Le varianti sono praticamente infinite. Trame particolari ed effetti incantevoli!
Se vuoi vedere alcuni esempi che mostrano l’uso di questi quattro potenti incantesimi, te li mostro qui in video su youyube:
Quando si tratta di lavorare capi a mano con filati di prima qualità, senza dubbio il primo pensiero è quello che sarà un capo “per sempre”, che ti seguirà e starà con te per molti e molti anni, stessa cosa se deciderai di regalarlo a chi ami.
La prima fase di progettazione è senza dubbio la più importante.
Scegliere il modello che ti piace, che ti vesta bene e che sia confortevole, i tuoi colori preferiti….. è sicuramente la parte più bella.
Ma devi anche fare i conti con le difficoltà tecniche per realizzarlo.
E devi fare i conti, anche! con la pazienza. Eh sì perché l’abbiamo provato tutti quel desiderio di finirlo subito, a scapito spesso delle rifiniture e dei dettagli.
Questo è particolarmente vero quando sei principiante e hai la smania di indossarlo il prima possibile.
In questi casi, allenare la pazienza apprezzando ogni fase del lavoro è la soluzione.
Prova a separare il lavoro in “tappe” per esempio:
avvio – lavorazione del punto – parti del progetto – assemblaggio e cucitura
Potresti trarne grande soddisfazione e godere di quello specifico step e ammirarne il risultato, per poi proseguire con la fase successiva.
Detto questo, non c’è bisogno di preoccuparsi perché non devi essere un maestro dell’uncinetto per ottenere un lavoro ben fatto. E non lo vogliamo nemmeno perfetto!
Tutto ciò che devi conoscere per il momento, è come lavorare la seconda riga.
Tutti abbiamo imparato l’uncinetto facendo metri e metri di catenelle J, ma…. la seconda riga, come la lavori?
Io conosco 3 modi differenti per lavorare la seconda riga a uncinetto, te ne parlo in questo video:
Filati italiani di altissima qualità, ci immergeremo in un viaggio attraverso l’Italia alla scoperta di piccole realtà che producono filati
Conta con me
Ciao Sono marina e questo è il mio podcast conta con me, qui si parla di uncinetto e del suo potere magico, quello di cambiarti la vita, solo se ci credi però.
FILATI ITALIANI DI ALTISSIMA QUALITà, FILIERA CORTA
Questa puntata non ha l’ardire di essere esaustiva, è più un quadro generale un punto di partenza.
ti lascerò un link al sito “lanaiole” dove potrai trovare l’elenco della maggioranza delle attività legate agli allevamenti e alla produzione e lavorazione della lana sul territorio italiano, chi giorno per giorno lavora per dare valore alla lana delle pecore italiane.
Non accontentarti però, se ti interessa l’argomento, naviga e ricerca informazioni specifiche, ne troverai molte e relative alla tua regione.
Bellissime realtà, fattorie e allevamenti di pecore, alpaca, capre cachemere e capre angora, a conduzione familiare che puoi visitare in luoghi meravigliosi.
E tutte le attività correlate: i corsi di filatura, tintura naturale, tessitura e feltro.
Un vero paradiso per gli appassionati, alternative interessantissime ai soliti luoghi di vacanza.
Il mercato dei filati è immenso, dalle fibre più commerciali, a quelle ricercate e di nicchia.
Attualmente, gli allevamenti più grandi e le industrie di lana più avanzate si trovano in Australia e Nuova Zelanda.
La maggior parte dei filati prodotti in larga scala provengono da allevamenti intensivi dove lo standard produttivo prevede ritmi accelerati che inevitabilmente pongono poca attenzione al benessere degli animali.
E’ un argomento delicato e complesso che richiede attenzione, corretta informazione e tempo, lo affronteremo in un altro momento.
Oggi mi voglio concentrare sulle realtà italiane.
Piccole realtà che producono filati da allevamenti estensivi, cioè con un numero ridotto di animali e grandi pascoli in cui brucare in libertà.
In questi allevamenti estensivi gli animali sono al primo posto, chi li alleva è appassionato e li ama profondamente ed è attento alla loro serenità.
Spesso sono a conduzione familiare e la tosatura avviene una volta all’anno, in tarda primavera, garantendo una produzione che rispetta i ritmi naturali degli animali.
Le fibre prodotte in questi piccoli allevamenti estensivi hanno una filiera molto corta e sono completamente tracciabili.
La resa annuale delle fibre è ridotta perchè risente direttamente delle dimensioni degli allevamenti e delle tempistiche di lavoro delle piccole manifatture.
ma la loro unicità e personalità le rendono preziose, lontane dalla perfezione e ripetibilità di un filato industriale, questo è un filato di nicchia di alta qualità.
(cito testualmente le lanivendole di genova):
Ti puoi aspettare di ricevere un filo onesto, semplice e schietto
Il bello delle imperfezioni: se trovi quello che potrebbe sembrare un difetto, in realtà, è un pregio.
Ogni fase di lavorazione partendo dalla pulizia del vello ha un impatto ambientale molto basso, rispettoso dell’ambiente e quindi di qualità!
Spesso le fibre non vengono tinte, si approfitta delle diverse meravigliose tonalità dell’animale, oppure si utilizzano le tinture naturali.
Il 9 aprile di ogni anno si celebra la Giornata Europea della Lana, una data simbolica che segna l’inizio del periodo della tosatura.
Ogni anno, in questa giornata, si tiene un convegno per fare il punto sullo stato dell’arte della produzione e dell’utilizzo delle lane autoctone.
È un momento per riflettere sull’importanza di queste fibre e la necessità di ritrovarne il suo valore, non solo economico, soprattutto sociale e culturale.
L’Italia ha una lunga storia di artigianato laniero. Per secoli, prima della crisi industriale, la manifattura laniera ha trainato l’economia italiana.
Negli ultimi anni, c’è stato un rinnovato interesse per le tradizioni locali e la produzione a basso impatto ambientale.
Gli allevatori di ovini per la produzione di carne e latte hanno un problema con lo smaltimento della lana, perchè è considerato come un rifiuto speciale e che va smaltito secondo modalità e regole ben precise, e tutto questo ha un costo per gli allevatori.
Lo smaltimento si può fare solo presso soggetti autorizzati e secondo normative precise, perché è considerato un materiale a rischio igienico-sanitario.
Cosa fare della materia prima senza che venga sprecata?
Agenzie, cooperative, istituti, e startup stanno lavorando per trasformare la lana da rifiuto a risorsa, creando prodotti ecologici e sostenibili.
Lo scopo è quello di portare proposte concrete per rimettere in circolo questa risorsa in modo ecologico e solidale, e nello stesso tempo sostenere il mondo della pastorizia.
C’è la necessità di ristabilire un legame tra chi produce lana e chi sa trattarla, chi può lavorarla con arte e artigianato oppure utilizzarla in modi alternativi, nell’edilizia o in agricoltura.
Ma ritorniamo ai nostri amati filati italiani di altissima qualità,
Quali animali vengono allevati In Italia per la produzione di questi filati di altissima qualità?
Non solo pecore,
anche alpaca, capre cachemere e capre angora.
Le fibre vengono filate in purezza oppure mischiate per creare meravigliosi fili dalle caratteristiche uniche.
Gli alpaca
Gli alpaca sono dei camelidi originari dell’America latina, allevati sugli altopiani. Hanno la capacità di adattarsi alla quasi totalità degli ambienti, quindi anche in Italia vivono molto bene.
La fibra di alpaca è una delle più pregiate ed è tra le fibre migliori al mondo, il vello ha tantissimi colori ne sono stati riconosciuti ufficialmente oltre 20, che vanno dal bianco al beige, via via più scuri fino ai marroni e neri.
Un’importante caratteristica di questa fibra è l’assenza di lanolina, un olio tipico della lana di pecora che può provocare stizzosità nelle pelli più sensibili, e l’alpaca appunto ne è sprovvista. La sua lana è setosa, voluminosa, dalla struttura ondulata ed elastica.
Gli alpaca sono animali intelligenti, puliti, in salute, molto curiosi e pazienti. Possono essere addomesticati, portati a passeggio, a saltare ostacoli e rispondono ai gesti del proprietario ed al tono della sua voce.
Molte fattorie che li allevano organizzano per il pubblico passeggiate con gli alpaca.
Capre cachemere
Le capre cashmere sono molto rustiche, possono vivere all’aria aperta nelle zone di montagna allo stato brado durante tutto l’anno, in qualsiasi stagione, anche nelle zone più povere e impervie e in ambienti rocciosi.
Si cibano di erbacce e piante infestanti che gli altri animali disprezzano,
Hanno una funzione di “diserbante naturale”, e puliscono il sottobosco,
Molto preziose quindi per il territorio.
Il cachemere viene definito la Fibra dei Re, è una fibra pregiata con delle caratteristiche veramente stupende! Morbida, fine, opaca e ondulata.
Ha la capacità di mantenere una temperatura corporea costante, di assorbire l’umidità,, di essere antistatica, di amare l’acqua e di infeltrire meno della lana.
Le capre d’angora
Le capre d’angora, hanno origine dalla Turchia, diffuse poi in varie parti del mondo e anche in’Italia. Sono animali di taglia piccola, i volumi di fibra che si possono produrre sono piuttosto modesti e devono essere tosate due volte all’anno a marzo e a settembre.
La loro vello è morbidissimo, bianco e lucente, si utilizza per produrre il nostro amato mohair.
Conclusione
Il nostro viaggio di oggi ci ha mostrato che la tradizione e l’innovazione possono andare di pari passo. Abbiamo scoperto piccole realtà italiane che producono filati italiani di altissima qualità rispettando l’ambiente e gli animali.
Se questo episodio ti ha incuriosito ti invito a esplorare di persona queste realtà e a sostenere chi lavora con passione per mantenere vive le tradizioni artigianali italiane.
Ed ora il nostro progetto,
quante pagine di diario avete lavorato?
Oggi impariamo a cucirle insieme, ci sarà utile ogni volta che vogliamo assemblare una sequenza di pagine specifica, delle pagine che caratterizzano un periodo particolare, delle lavorazioni a tema per esempio.
E che terremo come custodi dei nostri esperimenti.
Ciao io sono Marina e questo è il mio podcast, qui ti parlo di uncinetto e del suo potere magico, si il potere di cambiarti la vita, solo se ci credi però.
E’ l’ultima, si l’ultima puntata della prima serie di questo podcast, conta con me.
Ti voglio parlare di creatività, noi che lavoriamo a uncinetto ci imbattiamo costantemente, anche se non ce ne accorgiamo.
E’ vero, spesso utilizziamo tutorial o schemi già pronti perché abbiamo visto un progetto che ci piace e lo vogliamo replicare. Ma difficilmente seguo letteralmente il modello, diventa più che altro una guida, spesso o sempre lo adatto ai miei gusti, capacità o semplicemente a mia interpretazione, cambiando e modificando, aggiungo o tolgo.
E quindi, anche in questo caso la creatività mi è più che utile per trovare escamotage e soluzioni.
Ma cos’è la creatività?
Un piccolo e prezioso libro di Nicoletta Freti, ci viene in aiuto, Il respiro dell’arte, ti lascio il link se vuoi approfondire.
La facoltà creativa appartiene ad ogni essere umano, non solo all’artista.
La creatività è in tutti noi e la utilizziamo più o meno consapevolmente in ogni aspetto della nostra vita, per affrontare i problemi e le sfide quotidiane.
Perciò è un patrimonio che va coltivato perchè un bene prezioso utile in qualsiasi situazione. Coltivarla e svilupparla può arricchire la vita personale e professionale, offrendo nuovi modi di vedere e interagire con il mondo.
Quindi tutti abbiamo potenzialità creative, ma le sappiamo utilizzare?
La vita ti richiede flessibilità e capacità di essere mutevole e inventivo per affrontare le sfide quotidiane, hai la necessità di sviluppare e attivare queste potenzialità creative.
Essere creativi non significa tanto creare dal nulla quanto avere le capacità di mettere insieme in modo nuovo cose esistenti.
Non è un semplice copia e incolla di parti differenti.
E’ saper creare un insieme coerente e strutturato, che abbia un senso. Questo tutto diventa maggiore della somma delle parti.
La creatività ti rende protagonista attivo della vita, ti fa sentire vivo. Ti fornisce uno stato di benessere legato all’impegno e alle sfide.
La pratica artistica è usata spesso per far affiorare sentimenti e stati d’animo oscuri, è espressione di quello che hai dentro, occasione di consapevolezza, di conoscenza del tuo mondo interiore.
Il momento espressivo ti dona benessere e qui potresti accontentarti, ma puoi anche andare oltre e cercare di comprendere ciò che hai prodotto e scoprire degli aspetti imprevisti e sconosciuti.
Come sappiamo che stiamo attivando la nostra creatività, che cos’è, come la riconosciamo?
E’ una nuova idea , un’intuizione, punto di vista insolito, diverso, imprevisto da cui osservare le cose.
Un’illuminazione che affiora istantaneamente e non attraverso un procedimento logico, è come una lampadina che si accende improvvisamente in una stanza buia.
Hai mai provato quella sensazione istantanea di “sapere” qualcosa, anche se non ti puoi spiegare esattamente come o perché sei arrivato a quella conclusione, che
non ti ha richiesto un’analisi dettagliata o un ragionamento elaborato, ma piuttosto è emerso spontaneamente, in modi sorprendenti e inaspettati.
Ti è mai capitato di sentirti lucido, concentrato e completamente immerso in una attività dove perdi il senso del tempo e della realtà?
Ti percepisci come parte di qualcosa di più grande, come se accadesse al di fuori della tua volontà.
Ebbene questo è il flow: concentrazione, motivazione, gratificazione, tutto in un unico momento di profonda consapevolezza.
E’ uno stato mentale in cui sei immerso in un’attività che ti assorbe e ti estranea dal resto del mondo.
Questo stato, descritto dallo psicologo (cikzen miali) Mihaly Csikszentmihalyi, è spesso caratterizzato da un alto livello di produttività e creatività.
In questi momenti le idee e le intuizioni scorrono facilmente, e provi una soddisfazione intensa per quello che stai facendo. L’atto creativo stesso è fonte di piacere e soddisfazione, indipendentemente dal risultato finale. La fatica mentale o fisica spariscono,
Il flow si verifica quando affronti una sfida che è bilanciata rispetto alle tue capacità. Se la sfida è troppo facile, subentra la noia; se è troppo difficile, subentra la frustrazione.
La massima concentrazione e motivazione la raggiungi quando sei coinvolto in quello che stai facendo, in un equilibrio tra la difficoltà da superare e le tue competenze.
Durante il flow, ti senti sicuro dei tuoi mezzi. Diventi più consapevole del valore effettivo delle tue abilità e la voce interiore critica si attenua, permettendoti di lavorare liberamente e senza paura di giudizio.
In particolare, in questo stato, decidi di staccare la spina alla tua capacità di giudizio e quindi sparisce la vocina critica che riecheggia a volte nella tua testa.
Questo ti rende finalmente libero di creare e sperimentare.
Durante il flow, le idee innovative emergono con maggiore facilità.
Ti permette di produrre una quantità significativa di lavoro di alta qualità in un periodo di tempo relativamente breve.
Lavorare in flow migliora le tue abilità, affrontando sfide appropriate e apprendendo nuove tecniche.
L’esperienza del flow riduce lo stress e aumenta il senso di benessere complessivo.
Il flow è un’esperienza potente e trasformativa, ti connette profondamente con il tuo potenziale creativo permettendo di esprimerti in modo completo e autentico.
Tutto bello e fluido, ma.. ci sono ostacoli che puoi trovare al pensiero creativo?
Rigidità e abitudine sono le grandi nemiche della creatività.
Come funziona di solito, cosa succede quando dobbiamo risolvere un problema o affrontare una sfida
ebbene la tua mente applica automaticamente quelle soluzioni che hai usato precedentemente e si sono rivelate giuste, adeguate che ti hanno risolto la situazione. Ovviamente questo è un modo valido per affrontare la tua quotidianità, i tuoi compiti.
Diventa però un ostacolo se hai bisogno di nuove idee.
Anche le critiche inopportune possono bloccare il pensiero creativo e mi riferisco in particolare al nostro critico interiore, repressore e censore. Cioè la nostra voce interna che critica e svaluta.
Il critico che ospitia, è un personaggio cinico, perfezionista e inappagabile.
Le intenzioni possono sembrare buone, il suo compito è quello di proteggerti dal dolore e dalle delusioni, non vuole farti fare figuracce, ansioso che puoi commettere errori. Questo limita fortemente le tue capacità di creare.
Non vai mai bene come sei, fai sempre sbagliato, brutto, insignificante. Ti fa fare paragoni, rivela difetti e si preoccupa del giudizio degli altri. Insomma mina la tua autostima, blocca la persona e l’artista.
Possediamo però anche un altro personaggio che contrasta ed equilibra: il bambino interiore.
E’ la nostra parte più vitale, infantile, quella che sa sperimentare e creare divertendosi, che riesce a provare sensazioni intense e di stupore e meraviglia.
Se riesci a frenare l’azione del critico, puoi fare spazio al bambino interiore, uno spazio protetto in cui il tuo essere più sensibile può manifestarsi e in cui poter lavorare senza curarsi del risultato, dove ti dai il permesso di sbagliare.
Non è ovviamente sbagliato giudicare in sé quanto farlo troppo presto.
Prima devi fare spazio al gioco e alla sperimentazione per non bloccare la fase generativa, rinvii il giudizio in una fase successiva.
La critica è importante se fatta nel momento in cui ci sono elementi sufficienti per valutare.
E’ la pratica della sospensione temporanea del giudizio: non viene naturale, va esercitata.
Quali sono i processi creativi che adottiamo e che danno buoni risultati:
1 fase di preparazione (attiva): è la fase inziale, metti a fuoco l’obiettivo, raccogli informazioni e conoscenze sull’argomento, formuli le prime ipotesi e ricorri all’esperienza pregressa.
2 incubazione, fase passiva: la ricerca si ferma e il problema viene rinviato, lasci che le idee maturino nella mente, spesso inconsapevolmente, la soluzione arriva quando non ci pensi più.
3 illuminazione: il momento di Eureka! In cui emerge un’idea brillante. La soluzione si manifesta d’un tratto, chiara e senza sforzo, può capitare di vedere la soluzione in sogno.
4 fase della valutazione: ok hai la tua buona idea, ora devi essere capace di darle forma concreta. Riscontro con le reali possibilità di realizzazione. La valutazione va fatta in rapporto al contesto e all’obiettivo. Un’idea non è bella o brutta, giusta o sbagliata, dipende dallo scopo.
5 fase progettuale: prevedi aiuti e ostacoli, fai un piano di azione, delle tappe per lo svolgimento del lavoro.
Il processo però non procede in modo lineare.
Queste fasi per un creativo, non sono sempre separate e distinte, il pensiero creativo alterna momenti di apertura e chiusura, di espansione generatrice e di concentrazione valutativa.
Alterniamo momenti di ideazione a momenti di considerazione, un’alternanza di razionalità e intuizione.
La razionalità ha bisogno della parte intuitiva per accedere alla fonte creativa, e la componente intuitiva ha bisogno della ragione per non perdersi.
Il flow concentrazione motivazione gratificazione
E’ capitato anche a te, quando fai tutti i tentativi possibili per creare un’idea o una soluzione e nonostante gli sforzi non funzionano, ti fai prendere dall’ansia e dalla frustrazione e a volte ti arrabbi, più si cerca di fare e meno idee arrivano.
In questi casi è meglio fermarsi, restare nell’incertezza, con fiducia, non è facile rimanere nell’attesa ma devi avere fiducia che qualcosa matura e si trasforma.
La fase della ricerca è fondamentale, perché le idee non arrivano senza cercarle, devi darti da fare spingerti al limite e poi affidarti al processo certo che qualcosa arriverà.
Sei capace di restare in attesa senza riempire il vuoto. In realtà non è realmente vuoto, ma è uno spazio denso di possibilità, non è un comportamento passivo, è abbandonare un po’ la certezza.
Abbiamo visto l’importanza di osservare in modo non condizionato
Ora è arrivato il momento di giudicare
Sia chiaro, non giudichiamo col criterio del bello o brutto.
Osserviamo e proviamo a comprendere,
possiamo notare zone di disarmonia o parti non riuscite o meno efficaci senza giudicare negativamente un lavoro. Ci dobbiamo avvicinare al lavoro sospendendo il più possibile i preconcetti e prendendo le distanze, con distacco e senza dare nulla per scontato.
Lo spazio creativo è lo spazio della vitalità e del benessere, dell’apertura e della fiducia nelle idee cui ciascuno di noi attinge per sentirsi in accordo con il fluire della vita.
Come abbiamo visto è anche lo spazio della paura dell’incertezza e dell’ignoto.
Olivero Toscani dice che la creatività non è una fonte inesauribile, va allenata e alimentata con stimoli sempre nuovi, ci sono quelle volte in cui si esaurisce, ti senti incapace privo di forze.
Prenditi una pausa, dai il tempo alla tua creatività di riposare e ricaricarti. L’artista non ha paura di sbagliare, ma sta in uno stato di totale insicurezza. Qualcosa di creativo nasce da un momento di incertezza. Il momento di maggiore insicurezza è un momento di creatività.
La creatività è alla base di nuove invenzioni e progressi tecnologici.
Aiuta a trovare soluzioni nuove ed efficaci ai problemi esistenti.
Permette alle persone di esprimere se stesse in modi unici e significativi.
In un mondo in continuo cambiamento, la creatività consente di adattarsi e prosperare.
Ed ora osserva il tuo progetto, la tua opera
Ti sei messo in gioco, hai lavorato, ideato, creato, in un alternanza di possibilità e incertezze
è arrivato il momento del giudizio,
Hai imparato, non giudicare col criterio del bello o brutto. Osserva e prova a comprendere in maniera profonda e sfumata, senza limiti
Il flow concentrazione motivazione gratificazione.
Oggi parliamo di errori all’uncinetto, dei 12 errori all’uncinetto che abbiamo fatto tutti.
ma soffermiamoci un attimo, riflettiamo sul significato di errore.
Ricordiamoci che non possiamo evitare di commettere errori.
Sbagliare è qualcosa a cui non si può rinunciare, perchè l’errore è una fonte di apprendimento per il nostro cervello, che impara molto più velocemente e assimila le nuove informazioni proprio dall’errore.
L’errore è una preziosa esperienza di crescita e può portare a novità inaspettate che possono superare anche le nostre stesse aspettative, quanti esempi nella storia di grandi scoperte grazie proprio a degli errori.
Anche se siamo consapevoli di non poter non sbagliare e dei suoi benefici, facciamo di tutto per tenerci lontani dagli sbagli.
Quando commettiamo uno sbaglio e lo ripariamo, rimane in noi comunque il disagio di averlo commesso, ci chiediamo “come ho potuto sbagliare così?”
Quindi c’è un modo giusto di sbagliare? Come possiamo imparare a sbagliare? Una sorta di pratica dell’errore.
Accettazione
Ecco, prima di tutto dobbiamo sapere di poter sbagliare, lo accettiamo, è nella nostra natura, accettiamo di essere fallibili,
lo so io, lo sappiamo tutti, lo abbiamo letto ovunque e lo diamo per scontato, ma è davvero così? Ci diamo davvero il permesso di sbagliare? Sappiamo davvero sbagliare? Questo concetto è anche legato all’assumersi la responsabilità del proprio errore senza ricorrere alla colpevolizzazione.
Riconoscimento
E’ importante riconoscere l’errore e darne la sua reale rilevanza. Dobbiamo ridimensionarlo, spesso carichiamo l’errore di un significato e un peso che non ha. E le emozioni che proviamo non sono tanto legate alla gravità dell’errore in sé, quanto al peso che stiamo dando alla situazione.
Un altro passo importante è fare i conti con le nostre risorse e capacità, è indispensabile riconoscere i propri limiti perchè poi dobbiamo poterli superare.
A questo punto dobbiamo mettere in campo il nostro coraggio, a scapito del perfezionismo, si ….rinunciamo alla perfezione per assumerci dei rischi. Questo vuol dire allenare il coraggio di mostrarci imperfetti. Oltre alla probabilità di farcela, molto alta, vuoi mettere l’enorme soddisfazione di averci provato?
E’ paradossale come crediamo che mirando alla perfezione ci stiamo in qualche modo muovendo verso il miglioramento e la crescita.
E invece, al contrario, ci troviamo incagliati, rimaniamo fermi nella nostra zona di comfort, rinunciando a metterci alla prova.
Andiamo oltre la paura di sbagliare, pratichiamo l’imperfezione e scegliamo sempre di provare qualcosa di nuovo, cominciando dalle piccole cose, oggi nuovo gusto di gelato! sperimentiamo e rinunciamo a controllare tutto.
E tu, come te la cavi con la gestione degli errori?
I 12 errori a uncinetto che abbiamo fatto tutti
I 12 errori all’uncinetto che abbiamo fatto tutti, vediamoli insieme.
Questi sono gli errori che più o meno tutti abbiamo fatto, io forse qualcuno in più e tu? Ci sei cascato?
Foglio e penna e spunta i tuoi.
Commettere degli errori a uncinetto è inevitabile e direi indispensabile, per imparare e scoprire cose nuove, dobbiamo riconoscerli e correggerli, è il nostro allenamento per fare bene.
Sai che quando ho imparato a correggere l’errore 3 e 10 ha cominciato ad andare davvero bene?
Errore n. 1 – i 12 errori all’uncinetto che abbiamo fatto tutti
E’ molto importante se sei all’inizio, Ne abbiamo già parlato nella prima puntata ed è la scelta del filato e dell’uncinetto. Non dobbiamo scegliere quello che ci piace di più che ci meraviglia, ma quello più facile da lavorare. Si, perché all’inizio è un attimo farsi prendere dallo sconforto e abbandonare tutto. Filati morbidissimi e pelosi che non riesci a disfare se fai un piccolo errore! Ah il mohair, filati che non scorrono bene, quanta fatica e mal di mano!
E l’uncinetto? Di quale numero? Sicuramente il suggerimento che ci fornisce l’etichetta del filato è un’indicazione che ci può aiutare, poi però dobbiamo fare delle prove per capire il numero che funziona meglio per noi, per la nostra mano e tensione.
Errore 2 – i 12 errori all’uncinetto che abbiamo fatto tutti
Iniziare continuamente nuovi progetti e non completarne nemmeno uno
questo non è un errore di per sé, può essere un atteggiamento che rispecchia chi siamo e il nostro modo di essere, come chi ha in lettura diversi libri perché interessato a più argomenti, perché privarsene.
E’ un modo per sperimentare e provare e inventare cose nuove.
E quindi va bene avere più progetti iniziati contemporaneamente, variare e andare alla ricerca di nuovi stimoli.
Ci piace navigare nel web e scovare tecniche e costruzioni particolari, oppure vedere un filato e immaginarci subito cosa porteci fare per esaltarlo al meglio, e non possiamo fare a meno di cominciare subito, l’ebrezza dell’entusiasmo.
Il precedente lavoro perde immediatamente fascino, non ci interessa più e lo lasciamo lì..insieme a tutti gli altri che hanno fatto la stessa fine prima di lui.
E’ questo il problema cioè quando davvero ne iniziamo continuamente di nuovi senza nemmeno darci il tempo di progredire, li abbandoniamo subito a languire per sempre nelle nostre borse progetto. Ci pervade quell’inquietudine, quel vago senso di frustrazione del non essere mai soddisfatti.
Se lo ammettiamo con noi stessi, possiamo trovare
diversi metodi per arginarlo.
Dall’america ci viene in aiuto il metodo gideon, ne approfondirò l’argomento in una puntata bonus.
Fai ruotare i tuoi progetti dedicandogli univocamente 12 ore di lavoro (non continuative, eh, avrai un app che ti aiuta a contare ogni volta che prendi in mano il lavoro) però in quel periodo per un totale di 12 ore lavori esclusivamente quel progetto.
Cosa succede se decidessimo di terminare prima delle 12 ore?
Nulla di grave! in questo caso detto progetto ritornerà in fondo alla coda e non lo potremo riprendere fino alla rotazione di tutti gli altri.
Quello che preferisco è avere un ventaglio di lavori variegato, 1 per tipologia, es calzini, cappello, maglia, coperta, non iniziare una maglia se ne ho già una in lavorazione, ecc, ecc
Oppure avere un lavoro per ogni momento, es il lavoro piccolo da portarci dietro, il lavoro complicato che richiede attenzione, il lavoro grande e rilassante davanti alla tv, ecc, ecc
Errore n. 3
Non disfare, soprattutto quando si è principianti, abbiamo fatto con gran fatica le nostre 3 righe… ci accorgiamo di un errore, magari il numero di maglie è diverso, sappi che è meglio disfare per cominciare bene altrimenti tutto il lavoro procederà storto.
Errore 4 – i 12 errori all’uncinetto che abbiamo fatto tutti
Continuare a disfare, si dirai questo è il contrario dell’altro, infatti, intendo che se continuiamo a disfare e ripetere da capo, con la fissa del perfezionismo, la frustrazione sarà grande e non ci resterà che abbandonare.
L’inizio, le prime righe spesso sono le più ostiche perché il lavoro è piccolo, i punti non delineano ancora la trama, non si capisce se stiamo facendo bene, la tensione è molto stretta, non riusciamo a tenere bene in mano il lavoro.
A questo punto è meglio continuare per potere ingrandire e capire meglio, tenere più facilmente in mano il lavoro e avere la tensione più morbida. E’ utile fare queste prove, un campione che ci aiuta a capire.
Un suggerimento: si potrebbe partire facendo qualche riga di maglie basse, magari utilizzando un altro colore, e poi iniziare la vera lavorazione del progetto. Questo permette di avere una buona base con il numero di punti corretti per fare delle prove.
Errore 5
Non usare i marcapunti. Lo confesso io non amo i marcapunti chi mi conosce lo sa bene. I marcapunti sono degli aggeggini, come delle piccole spillette, dei lucchettini di plastica o metallo che servono per marcare le maglie. A volte io utilizzo delle forcine o dei fermagli da ufficio.
In alcune lavorazioni, soprattutto a inizio e fine riga sono fondamentali per non perdere i punti e renderli visibili. Vanno utilizzati così da non rischiare di ritrovarci con meno maglie ai bordi e dover disfare in continuazione.
Errore 6 – i 12 errori all’uncinetto che abbiamo fatto tutti
Ne abbiamo già parlato….ma un ripassino non fa mai male, acquistare d’impulso, non è mai una buona idea, i filati vanno valutati in base alle nostre capacità di lavorazione e le nostre capacità di prendercene cura e sapendo già la loro destinazione.
Comprare filati solo perchè ci piacciono o perché vanno di moda, davvero non è mai una buona idea.
Errore 7 – i 12 errori all’uncinetto che abbiamo fatto tutti
Non fare il campione (lavato e stirato). Anche qui chi mi conosce lo sa non amo fare il campione. Non è una vera e propria presa di posizione, è che quando faccio il campione tutt’oggi non rispecchia poi calcoli del capo finito. Mi spiego meglio. Il campione di solito è una piccola lavorazione 10×10 con il filato e l’uncinetto che si intendono usare per il progetto scelto. Si lava si asciuga e si stira e poi è pronto per le misure. Quante maglie in 10 cm quante righe in 10 cm?. E poi con le varie moltiplicazioni possiamo calcolare i punti e le righe totali del capo, è più facile a farsi che a spiegarlo.
Ma qual è il mio problema? È il fatto che quando lavoro un progetto molto piccolo che è quello del campione 10×10 di solito ho una tensione stretta molto più stretta della tensione che poi ho di solito nel capo finito. Quindi anche se faccio il campione i calcoli non mi vengono mai corretti.
Per cui di solito lavoro un campione grande, che però per non sprecare filato e ore di lavoro trasformo in scaldacollo oppure in cappello, si perché il quadrato o il un rettangolo che ne esce, si può cucire unendo i due lati corti creando un tubo, uno scaldacollo, e se si cuce anche la parte alta, la corona, questo si trasforma in un cappello. Ma fermiamoci qui ne parleremo dettagliatamente più avanti del campione.
Errore 8
Sbagliare il numero di uncinetto, se abbiamo acquistato un pattern uno schema già pronto, dobbiamo adeguare la misura dell’uncinetto per uguagliare la tensione della designer, questo è il metodo che si usa in modo tale da utilizzare il numero esatto di punti e righe dello schema, seguendo le istruzioni pedissequamente arriviamo al capo identico.
Molto probabilmente però se abbiamo una tensione molto diversa dalla designer, ci verrà scomodo, far scorrere il filato con una misura di uncinetto che non è adatto al nostro modo di lavorare, alla nostra mano.
Io preferisco fare delle prove e decidere la misura più adatta alle mie abitudini individuali, certo poi devo adattare lo schema, e ricalcolare, il piacere nel lavorarlo però compenserà questa fatica in più.
Errore 9 – i 12 errori all’uncinetto che abbiamo fatto tutti
Acquistare il filato più economico. Nulla in contrario ai filati economici, anzi….però è necessario fare una valutazione in più. Soprattutto se si acquista on line e non si può vedere o toccare. Ho fatto parecchi acquisti all’inizio del mio percorso dettati solamente dal piccolo prezzo del filato, sbagliando totalmente, acquistando filati non adatti all’uncinetto.
Come fare allora? All’inizio è utile affidarsi ai consigli dei tutorial o degli schemi di chi è più esperto di noi, affidarsi alla loro esperienza e poco per volta acquisirne noi stessi.
Errore 10
Non prendersi del tempo, all’inizio lo so si vuole subito creare, vuoi subito fare tutti i progetti che ti piacciono, un guardaroba intero, e non hai pazienza. L’uncinetto però è pazienza, è lento e la bellezza scoprirai sta nel processo, nel lavorare, non solo nella creazione finale, che intendiamoci è importante eh, l’obiettivo ci vuole.
Oltre ad imparare l’ossatura, i punti semplici, è necessario imparare ad osservarli, capire come sono fatti, le potenzialità e tutte le variabili che possono dare. Ti anticipo solo che i punti hanno due coste e a seconda di come le agganci, ti regaleranno così tante combinazioni di trame da rimanerne stupiti.
Errore 11
Lavorare da soli, meglio in compagnia.
Lavorare da soli è bellissimo un momento di solitudine con noi stessi. Abbiamo parlato più volte del potere meditativo dell’uncinetto. E’ l’uncinetto stesso a tenerci compagnia.
Ritengo però sia importante avere qualcuno con cui condividere la nostra passione, qualcuno con cui potresti parlare per ore di uncinetto, di punti e di schemi certo che non si annoierà.
Parlare delle nostre esperienze con altri appassionati di uncinetto è molto utile. Di solito si scopre che anche altri commettono i nostri stessi errori e potremmo imparare nuovi modi per affrontarli.
Qualcuno con cui confrontarsi su nuove idee, progetti e lavorare insieme. Tutto questo è possibile anche via web, perché no, se fisicamente non abbiamo nessuno vicino a noi con la stessa passione. Dove c’è condivisione, c’è crescita per tutti.
Errore 12 – i 12 errori all’uncinetto che abbiamo fatto tutti
Non riuscire a fare i punti tutti uguali, ti vengono diversi, uno più piccolo, l’altro troppo grande, la tensione è diversa ogni volta, stringi qui, ti si allarga di là….io ho combattuto fin dall’inizio con questo problema che ho tutt’ora, anche se migliorato. Addirittura la tensione mi cambia a seconda della giornata, penso rispecchi il mio umore e stato d’animo, se sono più tesa o rilassata.
A parte tanto allenamento, ad un certo punto ci ho fatto pace, nel senso che questo difetto o meglio caratteristica, è qualcosa che ho e che non potrà sparire del tutto. Probabilmente se mi mettessi lì ore ore, settimane mesi anni ad allenarmi su questo alla fine riuscirei a risolverlo, ma…ma… non voglio sprecare così tanto tempo per qualcosa a cui arriverei a fatica.
Per me non ne vale la pena, in tutto questo tempo preferisco fare progetti e sperimentare nuove cose. E’ come la scrittura, non ho una bella scrittura, il mio segno è irregolare e così è anche con i punti.
Però ho notato che se questa “irregolarità” viene incorniciata, tenuta a badam insieme da un lavoro bene rifinito, tutto magicamente funziona. Una particolare attenzione ai dettagli e alle tecniche giuste, crea un capo ben fatto e questo è valido anche per tutti.
Dimmi quali sono i tuoi errori di uncinetto?
E ora il nostro progetto!
Oggi impariamo a fare il bordo della pagina,
e’ importante rifinire il nostro lavoro, dargli un aspetto pulito e professionale.
Puoi utilizzare lo stesso colore della pagina oppure un colore in contrasto, diventerà come una bella cornice.
Ti aspetto dopo il clik nel link che trovi sotto questa puntata.
Quanta somiglianza c’è tra un libro e l’uncinetto?
copertina originale trama errore risvolto cucitura margine bordo angolo taglio asola catenella coperta filo verso
Ho fatto un gioco,
una piccola ricerca: quante parole hanno valore e significato per il libro e per l’uncinetto.
Sono partita dal glossario del libro e ho tenuto quelle parole che hanno un significato anche per l’uncinetto:
autore copertina trama originale errore risvolto cucitura margine bordo angolo taglio asola catenella coperta filo verso
sicuramente ce ne saranno molte altre, anzi se ne trovi, scrivimele nei commenti, così allunghiamo la lista
Quale può essere il nostro libro, un libro che possiamo scrivere tutti?:
il diario.
Secondo gli psicologi, scrivere un diario o fermare sulla carta le proprie riflessioni è funzionale al nostro benessere.
Il diario è il testimone quotidiano e concreto della nostra continua evoluzione e miglioramento.
Ho cercato nel web il significato di diario e, a parte la definizione del dizionario
Cronaca o relazione giornaliera dei fatti visti o vissuti, o anche delle sole esperienze spirituali di una persona.
2. Registro giornaliero.
che ci interessa un po meno
ho scoperto cose interessanti che possono combaciare con l’uncinetto.
Qual è lo scopo della scrittura?
Qual è lo scopo della scrittura?
Lo scopo principale della scrittura è comunicare, ovvero trasformare quello che abbiamo in testa in qualcosa che possa essere facilmente compreso.
Ok non è difficile..
la trama che lavoriamo a uncinetto, è come la scrittura, un qualcosa che avevamo immaginato e che abbiamo trasformato.
Cosa stimola la scrittura?
La scrittura a mano stimola la connettività cerebrale grazie al movimento delle dita durante la formazione delle lettere
Eh lo so che lo hai già pensato anche tu
L’uncinetto stimola la connettività cerebrale grazie al movimento delle dita durante la formazione dei punti.
Quanto fa bene scrivere?
La scrittura ha il vantaggio di fermare i pensieri che vagano confusi nella nostra mente, favorendo al contempo un distacco dalle forti emozioni.
Ok potrei anche non ripeterlo, ma facciamolo dai,
Quanto fa bene lavorare a uncinetto?
L’uncinetto ha il vantaggio di fermare i pensieri che vagano confusi nella nostra mente, favorendo al contempo un distacco dalle forti emozioni.
Bene non ci sono dubbi, possiamo fare il nostro diario di uncinetto!!
Cosa è un diario?
Il diario è una forma particolare di libro, è uno scritto intimo che non facciamo per gli altri, ma per noi stessi.
Il diario non è scritto per essere letto, è scritto per mettere su carta emozioni e sensazioni.
Riflettere sui nostri sentimenti, sui pensieri e sulle nostre azioni ci dà maggiore consapevolezza e comprensione dei comportamenti nostri e degli altri.
Ma se non ho nulla da scrivere come faccio?
Ci sono persone spinte dall’esigenza di esprimere tutto su carta, di riempire pagine di pensieri che non possono più tenere nella testa. E’ un’esigenza, un’azione impossibile da non fare.
Altri come me meno abituati alla scrittura il foglio bianco spaventa, quasi allontana da sé e allontana i pensieri, come se nella mente si aprisse il vuoto.
Non ho niente da scrivere.
Ecco forse l’aspettativa è troppo alta.
Il diario, è il nostro diario e siamo noi a decidere come riempirlo.
Se decidiamo di avere un diario (per tutti quei motivi citati prima) è bene stabilire una routine quotidiana.
Scegliamolo come ci piace, blocco, quaderno, agenda, piccolo o grande che sia,
scegliamo la penna o la matita.
Decidiamo il momento della giornata in cui possiamo concederci un tempo di riflessione: 5 minuti.
5 minuti è il minimo, ovviamente puoi superarli quanto vuoi, ma non diminuirli!
In questi 5 minuti riflettiamo, ….scriviamo la data e l’ora e poi si può cominciare. Se non ci va, non scriveremo nulla, ma…….dobbiamo fare una sola azione, prendere la penna e appoggiarla al foglio, fare un puntino in mezzo alla pagina, solo un punto.
Il giorno dopo procediamo nello stesso modo…ma sforziamoci di scrivere 1 parola, una sola, la prima che ci viene in mente, se ti va puoi riflettere e scrivere del perché hai scelto proprio quella.
Se le parole sono limitanti per te, dai libero sfogo alla creatività, con disegni, foto, scontrini o biglietti, nastri e pezzi di giornale. Le cose che hai incontrato durante al giornata e che in qualche modo ti sono rimaste vicine, e che per chissà quale motivo non le hai gettate.
Sei tu a decidere che tipo di diario creare.
Col tempo dovrebbe diventare un’attività rilassante e gratificante e sarà bello sfogliare le pagine indietro e rivivere i ricordi che sarebbero stati dimenticati.
L’importanza di tenere un diario di uncinetto
Oggi ti spiego più in dettaglio il progetto di uncinetto che stiamo facendo legato al podcast.
Perché una pagina di diario? Ma soprattutto si può fare una pagina di diario all’uncinetto?
Subito la risposta alla seconda domanda, che è un sì ovviamente, altrimenti non starei qui a parlarne.
Ho voluto che rimanesse un oggetto tangibile, legato al percorso che stiamo facendo insieme.
Un ricordo di questo percorso di avvicinamento all’uncinetto, per chi è alle prime armi.
Ti devi allenare per imparare i vari punti, dovrai quindi ripetere più volte le righe avanti e indietro del punto scelto, e continuare così per un po’,
Perché allora non dare un significato al lavoro che stai facendo, non ha importanza se non è preciso e ci sono errori. Verrà fuori una lavorazione rettangolare che incornicerai in un bel bordo e rilegherai insieme ad altre pagine che farai lungo il cammino. Un diario di bordo, appunto.
Se sei esperto, rimani con noi
interpreta a tuo modo e stile le tue pagine del libro. Forma (quadrato, rettangolare? Perché no, anche un cerchio). Punti nuovi che vuoi provare, filati da smaltire, pagine bianche o colorate. Le puoi ricamare se vuoi.
E’ un progetto che prenderà forma nel tempo, si comporrà di tutte le prove, intenzioni ed esperimenti, una raccolta del tuo processo creativo.
Se ti diverte, puoi proprio fare un libro, creare pagine specifiche, e a tema….spazio alla fantasia.
E adesso che hai fatto la tua prima pagina, osservala…..
Se avessi iniziato con una catenella più lunga, e quindi più punti da lavorare e se invece di esserti fermato alla misura, all’altezza di una pagina….avessi continuato per tanto ancora….bhe…..non ci vedi una bella sciarpa?
Se invece fai un quadrato, della misura di un cuscino……ne replichi un altro….cuci ed hai una bella federa!
E ancora, hai un rettangolo, unisci i due lati corti cucendoli….questo bel tubo che hai appena creato non è uno scaldacollo?
e se una delle estremità aperte di questo tubo, la arricci e la cuci stretta, non è un bel cappello?
Da due rettangoli puoi anche fare una maglietta.
Questi sono solo alcuni degli esempi che puoi immaginare e creare.
Possiamo dire che la nostra pagina è come un pattern replicabile.
Il nostro diario diventa uno spazio di creazione e produzione di idee, invenzioni ed emozioni.
Il diario diventa un luogo per esercitare il nostro talento
Anche a distanza di anni, riaprire il diario sarà come tornare indietro nel tempo e l’occasione per rivivere tante emozioni positive.
E’ una riflessione, su un argomento che mi sta particolarmente a cuore.
Un’amica l’altro giorno mi ha fatto notare che quando parlo nel mio podcast mi rivolgo all’ascoltatore in forma maschile,
non sarebbe meglio farlo al femminile visto l’argomento?
sicuramente le ascoltatrici saranno quasi esclusivamente femminili.
l’argomento uncinetto però secondo me è per tutti, si tutti, maschi e femmine e io mi rivolto appunto a tutti.
Tutti e tutte forse dovrei dire,
io mi rivolgo in forma maschile semplicemente perché è la lingua italiana che lo prevede, se diciamo TUTTI si intende tutti e tutte.
E’ una regola della lingua italiana, che non prevede un neutro.
Potrei utilizzare sempre la doppia formula cioè ascol/trice tutti/e, diventerebbe però poco fluido l’ascolto di questo podcast.
E non vorrei fare la scelta di utilizzare solo il femminile anche se probabilmente il 90 percento del mio pubblico lo è,
In ogni caso io mi rivolgo sia ai maschi che alle femmine.
Sei maschio o sei femmina<‘
Ma chi sono questi maschi che si interessano all’uncinetto o alla maglia?
Subito viene in mente l’immagine di Tom Daley, tuffatore olimpionico britannico, è diventata famosa la sua foto sui palchi di Tokyo mentre sferruzza una mini pochette per conservare la medaglia d’oro appena vinta.
Russel crow, attore, famoso soprattutto per il ruolo di Massimo Decimo ne Il Gladiatore,
Ryan Gosling L’attore canadese, sono appassionati di maglia e uncinetto
Solo per citarne alcuni
Ma gli uomini comuni, quelli che incontriamo tutti i giorni chi sono? Chi lavora a uncinetto o a maglia?
Nel mondo anglosassone e nel nord europa in genere, uomini e donne indistintamente coltivano questa passione, esistono corsi appositi anche nelle scuole e università.
Dunque un hobby per tutti, e non solo, anche un lavoro per alcuni.
Qui in italia purtroppo ancora abbiamo molti pregiudizi, legati agli stereotipi e al mito della mascolinità. Forse è un po’ così nei paesi latini.
Fortunatamente però molte cose stanno cambiando, i social media hanno svolto un ruolo enorme nel rendere l’uncinetto più inclusivo e accessibile,
l’uncinetto attira una vasta gamma di persone, anche uomini che amano e apprezzano quest’arte, e soprattutto i giovani uomini il cui interesse è crescente.
Molto conosciuto è il gruppo che si chiama i Magliuomini nato nel 2012 e che oggi conta migliaia di iscritti
I Magliuomini sono uomini che amano fare la maglia, l’uncinetto, la filatura, il ricamo, il macramè e la tessitura”, ma attenzione non è un gruppo esclusivo, vi partecipano anche le donne.
Attraverso i social restano in contatto, si scambiano consigli e organizzano incontri nelle varie città o dei veri e propri raduni.
Per chi è del settore, chi bazzica sui social, chi frequenta da tempo questo ambiente e si interessa di arte tessile è abituato a non distinguere il genere dell’uncinetto, è un argomento ormai sdoganato,
ma mi accorgo che tra le persone comuni non è così, il pregiudizio non è solo di genere ma anche legato all’età, come se fosse un hobby solo per le nonne.
E spesso non ci si trova a proprio agio a lavorare da soli in pubblico, soprattutto se si è uomini, a causa degli sguardi troppo curiosi e di scherno.
Se sei incuriosito, se sei tentato ma nello stesso tempo intimorito, non desistere, l’uncinetto è discreto, piccolo si nasconde facilmente e non per forza deve essere l’argomento principale di un primo appuntamento!
E ora dimmi, tu che mi ascolti sei maschio e sei femmina?